Pensa a Giuseppe!
Non intendo il coraggiosissimo papà non naturale del più grande rivoluzionario mai esistito, ma un pino marittimo, abbarbicato su una roccia nel Parco di Portofino. Un giorno, dopo aver tirato delle saracche notevoli su per Pietre Strette, mi sono seduta alla sua ombra, su una panchina. Presa dalla solita positività della domenica pomeriggio, al pensiero di un lunedì, e poi di una settimana, e poi di anni di lavoro, soddisfacentissimo e per nulla frustrante, com'e noto, con e la mia dolce metà ho fatto questa considerazione: chissà Giuseppe (battezzato in quel momento, data la sua grandezza non ci pareva degno chiamarlo solo pino) quante ne ha viste, quante ne ha sentite, da noi piccoli, poveri umani che ci riposiamo alla sua ombra. Chissà anche, aggiungo ora, quanto tra sè e sè ci avrà preso per il culo per le nostre lagne, le preoccupazioni per cose futili, i pettegolezzi, le litigate senza senso, la meschinità intrinseca di questi piccoli esseri che pensano di essere i più grandi, e dal basso della loro arroganza stanno mandando a carte e quarantotto millenni e millenni di opera che la Natura faticosamente ha creato. Giuseppe è lì a strapiombo, in balia degli agenti atmosferici, degli smottamenti e dei fulmini, ma resiste, da decine di anni, forse secoli, nonostante la nostra presenza e le cazzate che sente.
Giuseppe è un conforto, è una consolazione e penso alla sua solidità, quando tutto sembra precipitare, quando niente ha più senso.
Grazie, Giuseppe!
Giuseppe è un conforto, è una consolazione e penso alla sua solidità, quando tutto sembra precipitare, quando niente ha più senso.
Grazie, Giuseppe!
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